Una lettera anonima che indica, come altre, di cercare Yara nel cantiere Ex sobea di Mapello, dove stannno costruendo il centro commerciale, è stata inviata al comandante provinciale dei carabinieri di Bergamo.
La notizia è stata data dal quotidiano La Stampa e da altri giornali nazionali che l’hanno ripresa dal quotidiano online bergamonews.it , cui la notizia è arrivata dallo stesso mittente, che ne ha inviata una copia per conoscenza alla redazione.
La particolarità di questa lettera è che l’anonimo scrittore scrive di essere un pregiudicato già arrestato dalla squadra mobile, ma di voler dare una mano a far tornare a casa la piccola Yara perchè odia “gli schifosi che fanno del male ai ragazzini”.
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In una cinquantina di righe il mittente anonimo consiglia di cercare bene nel centro commerciale, vicino a dove i cani hanno sentito più forte l’odore della piccola Yara, e da dettagli su come eseguire le ricerche.
Poi parla di Pietro Camedda, dice di essere in grado di fornire delle informazioni anche sulla sua scomparsa, e fa il nome di un investigatore privato che sarebbe stato ostacolato nelle indagini su Yara. La lettera finisce con un appello accorato “Anche se non mi credete, cosa vi costa cercare?”
Pietro Camedda era un giovane militare di leva scomparso nel luglio del 1984 dalla caserma Passalacqua di Novara. Di lui non si hanno più notizie da allora. Si pensò a una fuga romantica, ma dopo che il suo caso fu trattato dalla trasmissione “Chi l’ha visto?”, e furono raccolte alcune segnalazioni in diretta, nacque il sospetto che fosse stato ucciso. Pietro aveva infatti lasciato in caserma gli abiti civili e il libretto degli assegni.
Nel 1989 il suo caso fu riaperto e fecero delle ulteriori indagini. Poi vi fu il processo che nel 1992 portò sette testimoni davanti al tribunale militare, ma non si arrivò ad altro che a una condanna a sei mesi per diserzione in mancanza di elementi certi su quanto di diverso poteva essere accaduto.